mercoledì 30 marzo 2016

The Railway Man (Le due vie del destino)


The Railway Man è un film del 2013 diretto da Jonathan Teplitzky, basato sull'omonima autobiografia di Eric Lomax. Lo consiglio vivamente.


TRAMA

Durante la Seconda Guerra mondiale, Eric Lomax (Colin Firth/Jeremy Irvine) era un tecnico dell'esercito britannico in Asia. Non molti sanno che in seguito alla ritirata della Gran Bretagna, molti soldati furono fatti prigionieri e usati dai Giapponesi come forza lavoro per la costruzione di una ferrovia che collegasse la Birmania con la Thailandia (meglio conosciuta come The Death Railway). Eric Lomax fu uno di quelli.
Dopo anni di torture, sfruttamento, fame e dolore, al termine della guerra, Eric tornò a casa, ad Edimburgo. Da sempre appassionato di treni, si aggrappò come poteva al ritorno alla quotidianità, fino a quando conobbe e si innamorò di Patti. I fantasmi del passato non consentirono però alla coppia di avere un rapporto sereno e il fragile equilibrio si spezzò definitivamente quando Eric scoprì che il suo torturatore era ancora vivo e lavorava in Thailandia.


PERCHÉ LO CONSIGLIO

Ora devo fare qualche spoiler ma, essendo un film storico e un'autobiografia, in realtà non credo di rovinare la visione a nessuno. 
Ho visto questo film il giorno dopo l'attentato in Pakistan in cui un ragazzo si è fatto esplodere in un parco giochi uccidendo circa 70 persone, per lo più mamme e una trentina di bambini.
L'attuale situazione nel mondo, le continue notizie di questo tipo, la crudeltà, la brutalità e la disumanità delle persone, dalle azioni più piccole alle più catastrofiche, mi fanno provare un immenso sconforto. 
Questa storia è una piccola luce.
Non so se ve ne siete resi conto, ma la generazione della guerra mondiale sta finendo. Gli ultimi testimoni degli orrori e della devastazione del secondo conflitto mondiale ci stanno lasciando. Le nuove generazioni non avranno più dei nonni che possano raccontare della fame, delle mine nei giocattoli, della povertà, della paura, dei treni, delle sparizioni, dei campi di concentramento. 
Si dice sempre che dalla storia si impara, ma sappiamo tutti che non è così. Sappiamo tutti che gli uomini commettono e ricommettono in continuazione gli stessi errori. Non si può conoscere una cosa se non la si è vissuta. È vero, ma possiamo avvicinarci il più possibile. Raccogliere queste testimonianze e divulgarle è l'unico modo per imparare qualcosa dal passato. Magari saranno sensazioni sbiadite, sicuramente saranno appannaggi di sentimenti realmente vissuti, ma se noi siamo abbastanza ricettivi, allora una storia così forte, in un momento così delicato, non ci lascerà indifferenti.
Takashi Nagase, il torturatore di Eric Lomax, chiese scusa. Takashi aveva continuato a vivere nel rimpianto e nella colpa, portando il peso delle scelte del passato ed Eric Lomax, vedendo quel rimpianto, lo perdonò.
È facile da scrivere così "lo perdonò", ma non molti di noi sarebbero capaci di fare altrettanto. Non molti sono in grado di guardare oltre al proprio dolore, oltre alla propria rabbia e al proprio orgoglio e passare avanti. Non dimenticare, ma accettare, senza cadere nella trappola, senza soffocare la propria vita nell'odio.
Una storia bella, vera e attuale, da guardare o leggere, e sulla quale dovremmo riflettere tutti. 

Concludo con una foto di Eric Lomax e Takashi Nagase dopo 50 anni, e con il pensiero del marito di una delle vittime di Parigi del Novembre 2015, "Vous n'aurez pas ma haine".




“Non avrete il mio odio”
Venerdì sera avete rubato la vita di una persona eccezionale, l’amore della mia vita, la madre di mio figlio, eppure non avrete il mio odio. Non so chi siete e non voglio neanche saperlo, voi siete anime morte. Se questo Dio per il quale ciecamente uccidete ci ha fatti a sua immagine, ogni pallottola nel corpo di mia moglie sarà stata una ferita nel suo cuore. 
Perciò non vi farò il regalo di odiarvi. Sarebbe cedere alla stessa ignoranza che ha fatto di voi quello che siete. Voi vorreste che io avessi paura, che guardassi i miei concittadini con diffidenza, che sacrificassi la mia libertà per la sicurezza. Ma la vostra è una battaglia persa.
L’ho vista stamattina. Finalmente, dopo notti e giorni d’attesa. Era bella come quando è uscita venerdì sera, bella come quando mi innamorai perdutamente di lei più di 12 anni fa. Ovviamente sono devastato dal dolore, vi concedo questa piccola vittoria, ma sarà di corta durata. So che lei accompagnerà i nostri giorni e che ci ritroveremo in quel paradiso di anime libere nel quale voi non entrerete mai. 
Siamo rimasti in due, mio figlio e io, ma siamo più forti di tutti gli eserciti del mondo. Non ho altro tempo da dedicarvi, devo andare da Melvil che si risveglia dal suo pisolino. Ha appena 17 mesi e farà merenda come ogni giorno e poi giocheremo insieme, come ogni giorno, e per tutta la sua vita questo bimbo vi farà l’affronto di essere libero e felice. Perché no, voi non avrete mai nemmeno il suo odio.
Antoine Leiris


Per chi fosse interessato alla Ferrovia della morte, argomento sicuramente poco conosciuto, ecco alcuni link che ho consultato:
Film: Il ponte sul fiume Kwai
Articolo La Repubblica: Link Repubblica.it
Wikipedia: Link Wiki