sabato 13 aprile 2013

Departures


Parlare della morte non è mai semplice. Conviverci e accettarla è ancora più difficile. Departures, film giapponese del 2008 diretto da Yojiro Takita, affronta il tema della morte e della perdita dei propri cari con leggerezza e con profondità insieme, risultando uno splendido film dolce-amaro, che tratta l'argomento da un inusuale punto di vista.

Daigo Kobayashi fa il violoncellista in un'orchestra di Tokyo. Quando l'orchestra chiude i battenti si trasferisce con sua moglie nel suo paese natale, nella casa dove aveva vissuto con sua madre. In cerca di un lavoro, un giorno trova in un giornale l'annuncio:
Qualsiasi età, ottimo stipendio, poche ore di lavoro effettivo, regolare assunzione. Assistiamo coloro che partono per dei viaggi. Non è richiesta esperienza.
Chi non risponderebbe ad un annuncio di lavoro così? Dopo un brevissimo colloquio Daigo scopre di essere stato assunto come tanatoesteta, ovvero non per assistere viaggiatori qualsiasi ma per assistere coloro che partono per IL viaggio, il sereno, ultimo viaggio, la morte.


Cosa mi è piaciuto:

  • La musica. Essendo io musicista, non ho potuto non sentire l'affinità con Daigo. Quanti di noi hanno studiato musica per anni e anni, hanno amato il loro strumento come un figlio e poi si sono resi conto di non essere all'altezza di ciò che viene loro richiesto ai livelli più alti, ovvero quelli con uno stipendio che ti consenta di vivere della tua passione? Quanti di noi dopo tendiniti, vesciche e calli hanno dovuto deporre lo strumento e mettersi a fare dell'altro? Il rapporto di Daigo col violoncello è realistico, senza fronzoli. L'orchestra ha chiuso, non lo prenderanno mai in un'orchestra più grande e il violoncello che sta pagando a rate è troppo costoso per continuare a tenerlo e quindi lo rende. Ma solo perché non si decide di fare i musicisti per vivere non vuol dire che non si sia più musicisti. La musica ci resta nell'anima e ci consola e rafforza ogni volta che può, e lo strumento ci chiama sempre, come una sirena, dai meandri oscuri delle stanze in cui pensavamo d'averlo sepolto. Anche Daigo prende sempre il suo violoncello quando deve pensare e quando vuole rasserenare i pensieri. Non è più il suo bellissimo violoncello da orchestra, è uno più piccolo, di quando da bambino prendeva confidenza con corde e archetto per le prime volte, ora nelle sue mani gli sembra un giocattolino, ma l'affetto per quello strumento è sempre forte e tangibile. Masahiro Motoki, l'attore che interpreta Daigo, ha preso lezioni di violoncello e nelle interviste i suoi colleghi dicono che lo suonava ogni volta che aveva un minuto libero. Certo violoncellisti non lo si diventa dall'oggi al domani ma lo sforzo è sicuramente apprezzabile.
  • La morte che non pesa. L'agenzia per cui va a lavorare Daigo è una specie di Impresa Funebre giapponese. I tanatoesteti però sono una figura un po' più legata alle tradizioni nipponiche. In particolare si occupano della ricomposizione e della vestizione dei defunti davanti alla loro famiglia. All'inizio lo stesso protagonista è disgustato nel sapere il reale campo di lavoro dell'Impresa, tuttavia, dopo un interessante anticipo dello stipendio, decide di provare, e il disgusto si trasforma in paura. Le persone del paese non vedono di buon occhio il suo nuovo lavoro e lui non riesce neanche a dirlo a sua moglie. Eppure quando i parenti dei defunti vedono il risultato del suo lavoro sono commossi. Poter vedere il proprio caro di nuovo sorridente e sereno, o poterlo vedere per l'ultima volta proprio per quello che era (vd. scena iniziale), vedere la cura e la delicatezza con le quali Daigo e il suo capo compiono il rito, dà la forza di accettare il passato e continuare con il proprio futuro. La morte è dunque una componente importante del film ma non l'hanno fatta pesare, è una riflessione tra malinconia e pace, non si vede cruda disperazione. Anche qui Masahiro Motoki ha studiato presso un tanatoesteta l'arte della preparazione dei defunti.
  • La famiglia. Tema centrale del film è anche la famiglia. Daigo è stato abbandonato dal padre, del quale conserva però bei ricordi, e non è stato vicino a sua madre quando è morta. Tra i rimorsi e la  tristezza del suo passato sta cercando di crearsi la sua famiglia, con la dolcissima moglie Mika (Ryoko Hirosue) che gli resterà accanto quando perde il lavoro all'orchestra. Non sarà facile per lui gestire la sua vita e il suo lavoro e le bugie sono fatte per essere svelate...
  • Il colloquio di lavoro. Stupendo! Magari avere tutti dei colloqui di lavoro così! Bravissimo anche Tsutomu Yamazaki che interpreta il "datore di lavoro" di Daigo. Non spoilero niente ma è da vedere! :)

IL DVD

Io ho l'edizione normale (link Amazon) ha qualche intervista come extra. Esiste una versione nell'edizione Le Nuvole Feltrinelli con anche un libro che NON è l'autobiografia di Aoki Shinmon, Coffinman: The Journal of a Buddhist Mortician, sulla quale è basato il film, ma è un libretto che s'intitola Partenze con una presentazione di Fabrizio Liberti e approfondimenti sulla sceneggiatura (link Feltrinelli).








Ecco il trailer del film. Consigliatissimo, un piccolo gioiellino! Una piacevole immersione nella cultura e nei riti giapponesi.